Il tentativo di Zambrelli di eliminare “quid superest” della narrazione non è estemporaneo o superficiale ma deriva da un processo che risale agli anni Novanta in cui era docente e conduceva analisi e approfondimenti su autori come Albers e Itten e più avanti su alcuni artisti della Scuola di Como.
Evidente elemento di continuità è il colore, che domina in tutte le opere; la policromia ottenuta da Marco con sole quattro lastre, genera una gamma cromatica che pochissimi artisti hanno saputo realizzare a questi livelli in stampa calcografica.
Ottenere con l’acquatinta un’estesa scala tonale richiede una perfetta gestione dell’incisione chimica delle lastre e un accuratissimo “dosaggio” di infiniti punti-colore incisi. Se ci si vuol cimentare con policromie, le difficoltà aumentano, anche per le necessarie precise registrazioni delle sovrastampe. Analogamente l’incisione a cera molle – che consente grande libertà espressiva all’artista – richiede una sapiente distribuzione di segni che debbono integrarsi tra loro nelle policromie, senza dar luogo alla sensazione di “cumulo di grafismi colorati” presente in tanti fogli incisi.
Le calcografie astratte di Zambrelli, che talora sconfinano nell’informale, riescono a generare una sensazione di “pulizia e continuità cromatica” dove l’equilibrio grafico delle composizioni si abbina alla forza dei pigmenti, raggiungendo così una saturazione di colore di elevata densità ottica e un raffinato dettaglio nei grafismi.
Alessandro Gusmano
Forte e appassionato sperimentatore, Zambrelli vive l’arte astratta affiancando i grandi maestri dell’astrattismo italiano: Mario Radice, Atanasio Soldati, Manlio Rho. Da essi prende inizialmente i geometrismi legati al colore. In seguito nelle sue opere astratte le linee diventano spontanee, seguono l’istinto, sono libere ed i cromatismi creano un’armonia compostiva unica.
In Zambrelli l’astrazione non nasce dalla dissoluzione della figura ma è una pura esperienza artistica in cui il colore non possiede alcun legame con la narrazione, diventando esso stesso narrazione poichè provvisto di grandi capacità comunicative.
Lara Scandroglio
Ma tu Marco dove sei davvero? Dove cercarti?
Forse nella scintilla che splende nell’iride del tuo occhio di quindicenne,
o nella foglia appesa sul muro azzurro della giovinezza,
magari fra i petali sparsi del Plumbago sul davanzale marino
o tra le ali di queste ultime fragili farfalle astratte.
Sei nel Colore che fa la sua danza luminosa nell’impermanenza di tutto,
in attesa forse che si apra una nuova porta per un altro cambiamento…
Luisa de Bernardi