
L’opera “Puer aeternus” di Marco Zambrelli è stata esposta al Museo Rimoldi di Cortina d’Ampezzo nell’ambito della manifestazione “I mille di Sgarbi”.
LO SGUARDO ESTATICO
E’ un invito alla contemplazione ma più che ad una Rückenfigur alla Friedrich, dove “l’infinito è una tragica vertigine dello sguardo”, il “Puer aeternus” rappresentato da Zambrelli ci fa entrare in una scena simbolica.
Nel personaggio che guarda le dolci colline, c’è l’archetipo del Puer che non viene interpretato qui come Ombra, va al di là del complesso materno (la statua di Venere è superata), sembra invece preso da “un’estasi estetica… quell’incantamento del cuore” per la bellezza, potente nello slancio creativo.
E’ l’Arte che guida il suo gioco, con quel senso di meraviglia che non si arrende al mistero: “è il bambino primordiale che gioca nel teatro del Tempo”,insofferente a leggi e convenzioni.
Ma è sul Tempo che si manifesta la partita decisiva nell’intrinseca dualità del Puer che abita tutti noi: tenace e fragile proiezione oltre il limite, impulso gioioso a superarsi e a trasformarsi continuamente ma nel contempo incapacità ad entrare nel tempo, il bisogno di fermarlo in un eterno istante, una sfida all’impermanenza.
Accettare il Puer che è in noi, è compiere l’atto creativo che solo può salvarci, senza infingimenti e simulacri, è nostalgia d’assoluto “nostalgia … che non si può addomesticare, il luogo che non siamo mai riusciti a raggiungere, è ciò che avremmo voluto essere, il nostro desiderio”.