L’immagine rappresenta un dettaglio che fa parte del quadro “Lo studio” di Zambrelli.
Le lunghe mani morbide citano quelle appartenenti a “Il giovane gentiluomo” di Lorenzo Lotto (1530 ca).
E’ un sollievo pensare che cinquecento anni dopo, nonostante cupe e cicliche previsioni di morte del libro, le nostre mani come quelle del misterioso giovane ritratto da Lotto, continuano a sfogliare pagine di libri che sono ancora tra noi, ci parlano, ci nutrono, ci sostengono e qualche volta ci fanno sognare.
Davvero, come affermava Borges, “il libro, fra i diversi strumenti dell’uomo è il più stupefacente. Gli altri sono estensioni del suo corpo, il libro è un’estensione della memoria e dell’immaginazione” e perciò non più solo oggetto ma “luogo”.
Un luogo come pochi altri capace di riempirci di desiderio.